venerdì 19 agosto 2011

Museo Diocesano della "Prelatura Nullius" di S. Lucia del Mela

La storia del Museo Diocesano della Prelatura di S. Lucia del Mela ha antichissime origini, legate al nome dell’imperatore Federico II di Svevia che scelse la cittadina come luogo di svago e di riposo: lo stesso Federico, nel 1206, avvalendosi delle facoltà di Legato Pontificio secondo il privilegio accordato precedentemente da Papa Urbano II al Conte Ruggero nel 1098, eresse S. Lucia ed il suo territorio in «Prelatura nullius diocesis»1 staccando il territorio luciese dalla diocesi, e ponendo con tale titolo la Chiesa di S. Lucia alle dirette dipendenze della Santa Sede2. Ancora oggi a ricordare il diritto di regio patronato che la chiesa assunse, è l'aquila reale sovrapposta all’antico portale della Cattedrale, divenuta il simbolo della cittadina stessa . Da allora si sono succeduti sessantasette prelati che hanno arricchito S. Lucia del Mela di monumenti, tanto che il piccolo centro può vantare circa venti notevoli chiese e un Santuario dedicato alla Madonna della Neve (con statua marmorea di Antonello Gagini del 1529), collocato in cima al bellissimo promontorio insieme all’antico castello arabo-normanno.
L’attuale Museo Diocesano della Prelatura Nullius, si colloca nell’antico Palazzo vescovile della cittadina, proprio in corrispondenza della Cattedrale : quest’ultima eretta nel 1094 dal Conte Ruggero e ricostruita tra il 1608 e il 1642, su disegno del Ferriati, presenta nel prospetto un magnifico portale marmoreo del XIV secolo, e all’interno una pianta a tre navate e dodici colonne di granito. Tra le opere più importanti nella cappella della santa patrona, la statua marmorea di S. Lucia Vergine e Martire Siracusana attribuita a Francesco Laurana (1430ca.-1502), nell’altare maggiore la grande tela dell’Assunta di Fra’ Felice da Palermo (1771), e l'Ecce Homo in alabastro roseo su base sagomata di agata, attribuito a Ignazio Marabitti (1771). Il Palazzo Vescovile, fatto costruire nel 1608 da Mons. Rao Grimaldi (35º Prelato di S. Lucia) nella piazza Maggiore, a fianco del Municipio dal maestro Vincenzo Ferriato di Novara di Sicilia, fu donato dallo stesso Monsignore con atto dell'8 novembre 1613, al Re come abitazione dei Prelati successori. La Sede Vescovile si mantenne efficiente fino al terremoto del febbraio 1783, che causò ingenti danni. Furono Mons. Ballo (58º Prelato) e Mons. Riccieri dopo, a rendere la sede sontuosa, con pavimentazioni in marmo, damaschi alle pareti e inserendo nella cappella del palazzo un artistico altare marmoreo del 1700 proveniente dall'Oratorio di S. Maria dell'Arco.
 Il cospicuo patrimonio artistico della Cattedrale, raccolto pazientemente dall’attuale Direttore Mons. Raffaele Insana nel corso degli anni, è divenuto dal 1990 l’attuale Museo Diocesano della “Prelatura Nullius” collocato nelle tre sale del pianterreno del Palazzo vescovile. Il Museo è nato allo scopo di valorizzare e tutelare il patrimonio della chiesa luciese e delle altre del territorio circostante, legato profondamente all’aspetto della devozione, come dimostrano i tanti ex-voto ivi custoditi, donati per grazia ricevuta alla patrona della cittadina, S. Lucia Martire, festeggiata durante il 13 dicembre con solenne funzione.

Il breve percorso espositivo presenta:
  1. nella Prima sala, una piccola sezione etnografica dedicata alle testimonianze della civiltà contadina locale; 
  2. nella Seconda sala, il tesoro della Cattedrale e della Prelatura, tra cui gli argenti liturgici appartenenti alla Scuola messinese del XV al XIX secolo di Juvarra, Donia, Bruno, Dominici, D’Angelo, tra cui la Mano Reliquiario di S. Lucia di Francesco Bruno (seconda metà del Seicento)9 e la Corona da statua in argento e gemme rosse di argentiere messinese del 169110; gli ori della devozione, tra cui una selezione dei preziosi gioielli di S. Lucia, e una serie di numerosi occhi “apotropaici” in lamina d’oro e d’argento; antichi messali romani. 
  3. nella Terza sala, i preziosi paramenti liturgici dal XVI al XIX secolo, testimonianze della fiorente produzione della seta nel territorio della Prelatura, divenuto nei secoli fornitore maggiore del materiale grezzo per le maestranze messinesi.
L’analisi delle collezioni ha evidenziato con particolare attenzione, i gioielli del tesoro di S. Lucia esposti nelle due teche centrali Seconda sala, raffrontandoli con tipologie d’oreficeria votiva similari ritrovati all’interno di questa ricerca, come ad esempio gli orecchini con placchetta di porcellana dipinta, le parures con lavorazione en repoussé floreali, le “buccole” in oro e le collane legate alla funzione “apotropaica” del corallo. 

 FONTE: www.unipa.it/



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